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Addolcitore d’acqua

A monte di tutti gli impianti idrici e quindi all’arrivo dell’acquedotto dentro l’abitazione, ho scelto di installare un addolcitore d’acqua. Per un migliore funzionamento di tutti gli apparati idrici dai semplici miscelatori, alla lavatrice, alla lavastoviglie, ai bollitori…… l’utilizzo di un acqua addolcita, i cui gradi sono compresi tra 0 – 15°F, rende migliore il funzionamento e la durata degli stessi.
Prima di acquistare questo apparecchio ho ovviamente misurato di gradi francesi (°F) dell’acqua che ha rilevato una durezza attorno ai 35°F. L’acqua è definita dura quando la concentrazione di calcio e magnesio o altri minerali è superiore alla media. La durezza dell’acqua perciò è data dalla concentrazione di questi elementi. In generale sono considerate acque dolci quelle la cui durezza varia dai 0 – 15 °F media fra i 15 – 25 °F dura oltre 25°F.
Sostanzialmente l’acqua corrente viene fatta passare all’interno di una resina (nella fotografia di colore blu) carica di sodio che per una reazione chimica trattiene il calcio compreso nell’acqua e rilascia sodio. Il calcio non è solubile pertanto una volta depositato sulle pareti della resina una volta alla settimana o in base all’utilizzo anche più frequentemente avviene un lavaggio all’interno delle pareti e il calcare residuo viene scaricato all’esterno; attraverso una salamoia ricca di sale (contenitore bianco della foto) vengono rigenerate le pareti della resina.
L’esempio più semplice per comprendere tutto ciò è quello di una pentola d’acqua che bolle, se nell’acqua è presente il calcio, non essendo solubile, con l’inalzamento della temperatura si depositerà sulle pareti della pentola. Tengo a precisare che nell’acqua non viene eliminato totalmente il calcio ma solamente lititata la quantità, pertanto l’acqua risulta essere ancora di buona qualità alimentare.
Come per tante altre forniture mi sono appoggiato una azienda locale, la Thomas, che produce direttamente l’addolcitore e che offre un’ottima consulenza e assistenza sia in zona ma anche a livello nazionale.

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L’impianto di riscaldamento e raffrescamento

In questi giorno abbiamo incominciato la realizzazione degli impianti idraulici ed elettrici che più avanti verranno descritti dettagliatamente. Per incominciare ad entrare in questo argomento ho chiesto all’amico ingegnere termotecnico Gionata Sancisi di descriverci in via molto sommaria il tipo di impianto che serve per una casa passiva:

Impianti di una casa Passiva
La casa è detta “passiva” perché la somma degli apporti passivi di calore dell’irraggiamento solare trasmessi dalle finestre e il calore generato internamente all’edificio da elettrodomestici e dagli occupanti stessi sono quasi sufficienti a compensare le perdite dell’involucro durante la stagione fredda.
L’impianto di riscaldamento convenzionale si può eliminare se il fabbisogno energetico della casa è molto basso, convenzionalmente inferiore a 15 kWh al m² anno. Queste prestazioni si ottengono con una progettazione molto attenta, specie nei riguardi del sole, con l’adozione di isolamento termico ad altissime prestazioni su murature perimetrali, tetto e superfici vetrate e mediante l’adozione di sistemi di ventilazione controllata a recupero energetico.
In pratica in una casa Passiva l’unico impianto di climatizzazione è l’impianto di ventilazione meccanica controllata, opportunamente dimensionato per produrre il carico massimo energetico necessario in condizioni di progetto, in inverno con temperatura esterna -5°C.
Tale impianto va dimensionato con la cura e la precisione che definirei “da farmacista” e non con la logica di sovradimensionamento tipica dei dimensionamenti degli impianti tipici delle case normali.
Ora che abbiamo una casa con un impianto che consuma pochissimo possiamo mettere la ciliegina sulla torta: produciamo il calore necessario da fonti rinnovabili non fossili.
La casa passiva è l’applicazione perfetta per la pompa di calore.

Principi generali di funzionamento.
Con la pompa di calore si può sottrarre calore “gratuito e rinnovabile” dall’ambiente esterno (terra, acqua, aria). L’energia del calore che viene sottratta ad una temperatura più bassa, viene poi innalzata ad una temperatura più alta per permettere d’essere utilizzata in un sistema di riscaldamento d’ambiente, o per produrre acqua calda sanitaria.
L’impianto in pompa di calore consuma poca energia elettrica e “pompa” calore ambiente all’interno della casa. Il consumo elettrico può essere completamente autoprodotto mediante un pannello fotovoltaico.
Compensando la totalità dei consumi elettrici con la produzione dei pannelli Fotovoltaici si può ottenere una abitazione ad emissione zero di CO2.
Gionata Sancisi ingegnere termotecnico”

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