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Fitodepurazione

Per il trattamento delle acque reflue dalla casa ho scelto di realizzare l’impianto di fitodepurazione. Questa scelta è stata dettata dalla mia convinzione di ritenerla la migliore soluzione per trattare le acque in maniera ecologica, rilasciando acque filtrate, trattate e ripulite in maniera naturale.
Praticamente le acque nere della casa vengono convogliate in una vasca di accumolo Imhoff, dalla quale attraverso una pompa di sollevamento viene regolata la portata di questi liquami alla vasca di fitodepurazione.
Il bacino di fitodepurazione è stato realizzato seguendo le specifiche tecniche date dall’ARPA e si compone in un grande vasca di cls, con fondo avente un profondita interna di cm 100. Detto bacino è stato riempito per i primi 25 cmon ghiaione (40-70mm), successivamente con un altro strato di 25 cm di ghiaino (10-20mm). Durante questa fase abbiamo fatto attenzione a posare sul fondo del bacino, al di sotto del ghiaione un tubo forato drenante in “lana di cocco”, per distribuisce il liquame uniformemente, e le due fessure al livello del tessuto non tessuto che regolano ingresso ed entrata dei liquidi. Al di sopra degli strati di ghiaia è stato steso uno strato di tessuto non tessuto successivamente ricoperto, per uno spessore di 50 cm, di terreno vegetale miscelato in parti uguali con torba. Per finire sono stati piantati erbusti, selezionati per reagire con gli inquinanti affinchè questi ultimi siano rimossi mediante complessi processi biologici e chimico-fisici, utilizzando quei microorganismi che trovano qui un ambiente favorevole per operare. Le piante costituiscono l’elemento attivo nel sistema di fitodepurazione, in quanto hanno un’elevata capacità di assorbire ed utilizzare alcuni elementi chimici, impedendo loro di arrivare ai corpi idrici superficiali.
Per la realizzazione e fornitura della parte attiva (verde) mi sono rivolto a Roberto Rossi, da anni specializzato nel verde.

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Case & Stili


Daniele Giorgi, noto conduttore del programma Sistemacasa su Leonardo.tv (canale 418 di Sky), ha dedicato un articolo alla nostra casa sulla rivista Case e Stili di giugno 2010.
Giorgi, che avava già dato spazio a questo progetto sul suo blog, ora nell’articolo, che si legge a pagina 208 di Case & Stili, descrive dettagliatamente tutti i passaggi chiave dell’intervento soffermandosi sui punti di maggior interesse.
Questo riconoscimento è per me, che ho voluto un progetto come questo, e per tutti coloro che partecipano alla realizzazione, dallo studio di bioarchitettura a tutti i fornitori e le imprese, un onore e soprattutto una conferma del buon lavoro svolto, nonchè di essere riusciti a cogliere quella che è la strada che conduce al futuro delle costruzioni.

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Tenuta all’aria telai per finestre

Posati i telai per le aperture abbiamo provveduto a chiudere tutte le fessure tra questi e i tamponamenti esterni.
Particolare attenzione, in questa fase, è stata portata a evitare che in un futuro possano crearsi delle setole tra i due differenti materiali e che possano esserci delle perdite d’aria in questo punto del fabbricato.
Per evitare il passaggio dell’aria, causa assestamento, abbiamo applicato un nastro speciale nel punto di congiunzione avente proprio questa particolarità di evitare il fessurarsi in caso di piccoli movimenti strutturali dei due materiali.
Sopra questo nastro abbiamo applicato con la colla un ulteriore rete avente la funzione di evitare che si creino setole esterne all’intonaco, poco piacevoli da vedere.
In questo processo abbiamo deciso in realtà di non limitarci al solo punto di congiunzione, ma a rivestire tutto il telaio con questa rete, che funge da aggrappante.
Il fornitore del telaio, in realtà, ci ha fatto presente che sia l’azienda produttrice del materiale isolante che le principali aziende di intonaci garantiscono l’aggrappo degli intonaci senza alcuna rete.
In realtà le principali aziende fornitrici di intonaci a calce spesso aggiungono aggrappanti chimici al loro interno e siccome io ho optato per un intonaco in calce naturale prodotto da un aziendina del posto senza aggrappanti chimici ho preferito non rischiare e ho fatto applicare detta retina per sicurezza.

Contemporaneamente a questo lavoro sono state anche posate buona parte delle banchine nel vano già predisposto in maniera molto semplice.

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Impianto di ventilazione dolce

I lavori proseguono e mentre gli elettricisti stanno stendendo tutte le canalette per gli impianti, gli idraulici hanno eseguito l’impianto idrico. Queste lavorazioni per ora vengono eseguite in maniera tradizionale come in una casa comune.
Oltre agli impianti sopra menzionati sono state stese anche tutte le canalizzazioni per l’impianto di ventilazione meccanica controllata (VMC) o anche conosciuta come ventilazione dolce.

Come già detto una casa passiva non deve avere dispersioni con l’esterno e deve essere a tenuta d’aria. Per poter far si che la casa sia sana e abbia sempre aria fresca all’interno, senza disperderne le temperature e i confort, si installa un semplice impianto che attraverso delle condotte (nel caso specifico sono state utilizzate del diametro di 90 mm) viene presa aria all’esterno e poi viene immessa nei locali abitabili come camere, soggiorno e studio. Successivamente quest’aria viziata, umida e maleodorante, viene fatta uscire attraverso una canalizzazione identica a quella di entrata, con l’unica differenza che la raccolta della stessa viene fatta nei locali dove generalmente è maggiormente presente l’umidità e i cattivi odori come bagni, cucina e lavanderia.

Questo impianto è obbligatorio/indispensabile in una casa passiva e anche in un fabbricato di classe A o A+, quindi diffidate di chi vi propone fabbricati con queste classificazioni senza questo tipo di macchinario. Io mi permetto di suggerirlo in ogni nuova abitazione indipendentemente dalla classe energetica o dimensione per i seguenti motivi.

I vantaggi di questo tipo di impianto sono tantissimi, oltre all’evidente mancanza di dispersione del calore invernale e frescore estivo, si elimina totalmente la formazione di muffe, condense e l’eliminazione attraverso dei filtri antipolline di tutte le impurità dell’aria esterna. Praticamente la sensazione è come avere le finestre sempre aperte ad ogni ora anche se in realtà non lo sono. Ad esempio, in un casa tradizionale, al risveglio nella camera da letto c’è sempre l’odore dell’aria viziata, oppure nel bagno mentre si fa la doccia si crea dell’umidità, bene attraverso quest’impianto di ventilazione dolce l’aria è sempre pulita e fresca.

Gli idraulici, Idroteam, hanno con molta cura posato le tubazione e le relative scatole alle quali successivamente verranno messe le griglie di copertura, facendo attenzione a mettere le bocchette di mandata ad un’altezza di 90 cm da terra mentre quelle di raccolta a 30 cm dal soffitto. Il motivo di questa differenza di altezze tra la mandata e la ripresa è data dal fatto che l’aria malsana sta in alto e quindi quello è il punto migliore per caturarla ed eliminarla.

Per quanto riguarda i macchinari, che verranno installati più avanti, d’accordo con l’architetto il termotecnico e i certificatori si è optati per scegliere i macchinari della Zehnder, in quanto l’efficienza e la qualità sono molto alte. Importante è stata la collaborazione dell’agente Zehnder di zona sig. Aloisi Stefano dell’Agenzia Aloisi.

Per semplificare ancor di più la comprensione del funzionamento di questo impianto potete vedere questa simulazione fatta in maniera semplice ma chiara.

Più avanti vi mostrerò i particolari e le scelte di come, quante e dove sono state posizionate le macchine, motivandone i perchè.

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L’impianto di riscaldamento e raffrescamento

In questi giorno abbiamo incominciato la realizzazione degli impianti idraulici ed elettrici che più avanti verranno descritti dettagliatamente. Per incominciare ad entrare in questo argomento ho chiesto all’amico ingegnere termotecnico Gionata Sancisi di descriverci in via molto sommaria il tipo di impianto che serve per una casa passiva:

Impianti di una casa Passiva
La casa è detta “passiva” perché la somma degli apporti passivi di calore dell’irraggiamento solare trasmessi dalle finestre e il calore generato internamente all’edificio da elettrodomestici e dagli occupanti stessi sono quasi sufficienti a compensare le perdite dell’involucro durante la stagione fredda.
L’impianto di riscaldamento convenzionale si può eliminare se il fabbisogno energetico della casa è molto basso, convenzionalmente inferiore a 15 kWh al m² anno. Queste prestazioni si ottengono con una progettazione molto attenta, specie nei riguardi del sole, con l’adozione di isolamento termico ad altissime prestazioni su murature perimetrali, tetto e superfici vetrate e mediante l’adozione di sistemi di ventilazione controllata a recupero energetico.
In pratica in una casa Passiva l’unico impianto di climatizzazione è l’impianto di ventilazione meccanica controllata, opportunamente dimensionato per produrre il carico massimo energetico necessario in condizioni di progetto, in inverno con temperatura esterna -5°C.
Tale impianto va dimensionato con la cura e la precisione che definirei “da farmacista” e non con la logica di sovradimensionamento tipica dei dimensionamenti degli impianti tipici delle case normali.
Ora che abbiamo una casa con un impianto che consuma pochissimo possiamo mettere la ciliegina sulla torta: produciamo il calore necessario da fonti rinnovabili non fossili.
La casa passiva è l’applicazione perfetta per la pompa di calore.

Principi generali di funzionamento.
Con la pompa di calore si può sottrarre calore “gratuito e rinnovabile” dall’ambiente esterno (terra, acqua, aria). L’energia del calore che viene sottratta ad una temperatura più bassa, viene poi innalzata ad una temperatura più alta per permettere d’essere utilizzata in un sistema di riscaldamento d’ambiente, o per produrre acqua calda sanitaria.
L’impianto in pompa di calore consuma poca energia elettrica e “pompa” calore ambiente all’interno della casa. Il consumo elettrico può essere completamente autoprodotto mediante un pannello fotovoltaico.
Compensando la totalità dei consumi elettrici con la produzione dei pannelli Fotovoltaici si può ottenere una abitazione ad emissione zero di CO2.
Gionata Sancisi ingegnere termotecnico”

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pensiline in legno

Questa settimana sono state installate le pensiline in legno, che hanno due funzioni essenziali.
Innanzi tutto quello di proteggere parte dei muri esposti alle intemperie nella parte centrale del fabbricato dove non ci sono i cornicioni e l’altra prettamente estetica.
E’ risaputo che un fabbricato con cornicioni ha una capacità di usura della parete esterna molto più lenta rispetto ad una parete completamente esposta al sole e intemperie, anche se questa è trattata coi migliori materiali e vernici chiamate autopulenti. La sfida in questo progetto era quello di coniare il classico fabbricato a cubo della casa passiva con un fabbricato esteticamente più consono alle tradizioni del territorio, così il progettista ha pensato bene di creare queste pensiline per creare movimento e migliore qualità nel tempo del fabbriato.
La sfida è stata quella di applicare dette parti al tetto senza creare però dei ponti termici.
Sulla copertura sono stati creati dei muretti in c.a. che sporgessero sopra alla copertura finita del tetto, comprensiva dei 18 cm di isolamento, dove sono state ancorate le travi in legno necessarie all’uso convenuto, sulle quali sono state applicate due strati di tavole in legno e il realtivo manto antirumore sopra.
Per dare una maggiore stabilita e sicurezza è stata applicata una trave di sostegno per ampliare la base d’appoggio delle stesse travi.
La fornitura e posa di detto materiale è stata affidata ad una azienda locale, “La Trave” di Longiano (FC), conosciuta per la loro competenza nella lavorazione del legno, infatti la loro esperienza nella realizzazione di tetti, porticati, pergolati e altre lavorazioni in legno è molto elevata e rinomata.
Mi sento di aggiungere che anche per quanto concerne i costi a volte sono necessarie delle piccole applicazioni per ottenere dei grandi risultati spendendo pochi soldi.
Completato questa lavorazione siamo pronti per fare la guaina di copertura su tutto il tetto.

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opinioni sulla tecnica costruttiva dei casseri

Come più volte detto esistono diversi modi e materiali per poter costruire un edificio, alcuni hanno caratteristiche di salubrità, altri di termicità, altri di praticità e così via di seguito.
E’ difficile dire se c’è e qual’è il metodo migliore di costruzione, in quanto lo stesso risultato lo si può ottenere adottando tecniche differenti e le considerazioni che mi inducono a definire quello che secondo me è la tecnica migliore potrebbero non esserlo per un’altra persona.
Nelle ultime settimane via mail o direttamente sul blog molte persone mi hanno chiesto consigli o opinioni sulla tecnica costruttiva dei casseri.
Premettendo che non ho la qualifica e la competenza per dare consigli posso pero esprimere quelle che sono le mie opinioni in merito.
Innanzi tutto, ho avuto il piacere di poter vedere una casa a Cesenatico costruita con questa tecnica da una persona che da sola o con l’aiuto di poche maestranze è riuscita in circa 2/3 anni a completare l’esecuzione. Ne ho visto lo stato grezzo, quello più avanzato e quello finito ma sinceramente da subito ho compreso che quella soluzione non si sposava con le mie idee di abitazione.
La tecnica della costruzione a casseri prevede che vengano utilizzati dei speciali blocchi di isolanti, vuoti al loro interno nel quale vengono posati i ferri per edilizia e poi riempiti di cemento formando cosi le pareti e i solai della struttura di tutta la casa, così facendo si avrà che tutta la casa sia in cemento armato e questo è già sufficiente per non considerarla di qualità (almeno secondo i miei standard), non sono contrario al c.a. ma credo che debba essere utilizzato solo nello stretto necessario.
A sua volta la finitura delle pareti interne, essendo rivestire dal materiale del cassero, deve essere con dei pannelli in cartongesso o materiale similare dando alla finitura una consistenza differente da quella del laterizio con intonaci a calce naturale.
Per quanto attinente all’efficienza energetica, non mi risulta esistano ancora dei fabbricati con certificazione passiva in Italia e sinceramente, per quello che stò sperimentando, l’isolamento delle pareti esterne è la problematica più semplice da risolvere, termicamente parlando, ma la complessità è data da tanti piccoli fattori e accortezze da avere negli attacchi a terra, coi tetti e balconi, con le aperture, con l’impianto elettrico nei punti di passaggio o comunicazione tra la parte esterna e interna, con la cappa della cucina …………………….. (ogni dettaglio verrà ripreso e descritto ad ogni fase esecutiva).
Comprendo che sia di facile realizzazione e forse economica ma personalmente la ritengo per nulla di qualità e il solo pensiero di vivere in un involucro di c.a. mi indispone, volendo ragionare in termini di autocostruzione mi sento molto più vicino alle case in paglia, più sane e salubri per la salute e il territorio.

Manuale pratico per la progettazione e la costruzione
ISBN: 888881907X

Prezzo € 14,00

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Ovviamente anche a casa mia la struttura è in c.a. ma solo per quello che era fondamentale per la staticità e la sismicità per il resto le scelte sono ricadute su materiali differenti.

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programma di costruzione

I lavori alla casa purtroppo hanno subito un forte rallentamento causa il clima freddo e nevoso dell’ultimo mese.
Purtroppo negli ultimi 15 giorni il cantiere non ha avuto progressi in quanto prima il gelo poi la neve e la pioggia non hanno consentono di eseguire le lavorazioni.
Mancano dei piccoli muretti sulla copertura per poter eseguire l’impermeabilizzazione e in quest’ultima settimana la casa si è riempita d’acqua.
L’unico lavoro che abbiamo potuto fare è quello di segnare gli impianti con l’elettricista e l’idraulico.
Se le condizioni meteo hanno impedito le lavorazioni, non si sono fermati i lavori decisionali, di ricerca dei materiali e le soluzioni di finitura.
Non nascondo che abbiamo avuto una decina di giorni in cui io e mia moglie eravamo abbastanza “stressati”. Mentre io studiavo i cataloghi degli elettrodomestici di media fascia per comprenderne le caratteristiche, i consumi e le efficienze per poter individuare i prodotti e le marche che meglio si confacessero con la filosofia del progetto, mia moglie si è dedicata alla ricerca dei corpi illuminati, dei pavimenti e dei rivestimenti.
Le decisioni finali ancora non sono state fatte ma devo dire che ora abbiamo le idee chiare e ormai siamo prossimi alle decisioni; anche la serenità è tornata a regnare nei nostri umori.
Ma non temete ad ogni passaggio o lavorazione riprenderò i vari argomenti e li approfondirò dettagliatamente.

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La certificazione europea CASA PASSIVA

Sempre più si parla di certificazione energetica o di classificazione di fabbricati ma ricevendo nella mia agenzia molte persone che cercano casa ho compreso che c’è molta confusione in merito.
Colgo l’occasione per chiarire in maniera semplice quale sia il significato e a cosa serve.
Nella nostra società ci piace avere un clima caldo in inverno e fresco in estate all’interno degli spazi che viviamo, ci piace che questa sensazione sia diffusa per tutto lo spazio interno e non solo vicino al calorifero tradizionale. Altro elemento importantissimo è la richiesta di un sempre maggior confort di vita.
Solo negli ultimi tempi però ci si è resi conto che per ottenere ciò stiamo sfruttando delle risorse naturali limitate e che è inutile sprecare ciò di cui si potrebbe fare a meno. Il numero delle transizioni immobiliari è aumentato in maniera vertiginosa negli ultimi 20/30 anni e oggi fabbricati esteticamente identici possono nascondere al loro interno soluzioni costruttive che incidono sul costo d’esercizio e di benessere.
Il calcolo che misura il rapporto tra i consumi e i risultati di questo confort viene collocato in una tabella che indica la “classe energetica”.
Malgrado sembra facile fare questa classificazione in realtà esistono vari modi e non sempre quello che sulla carta risulta essere in una determinata classe corrisponde sempre alla verità.
Esistono certificatori che fanno riferimento alle norme regionali altri quelle di Casa Clima e altri al passiv Haus Istitute; apparentemente se un fabbricato risulta in una classe energetica tipo “A” dovrebbe essere uguali per tutte ma nella realtà non è proprio così. Innanzi tutto sia casa clima che il passiv institui eseguono degli attanti controlli e sopralluoghi nei cantieri per verificare la corretta esecuzione in più utilizzano parametri più restrittivi e attenti rispetto alla legge regionale.
parlando di certificazioni regionali (quelle normalmente conosciute), fabbricati con identici requisiti possono in Emilia Romagna rietrare in una classe e nelle Marche o Lombardia in una diversa.
Ho chiesto a Michele De Beni, ingegnere del TBZ, che si occupa di seguire il mio progetto di scriverci qualcosa sul tipo di certificazione che ho scelto:

L’edificio passivo è stato definito scientificamente nei primi anni ’90 del secolo scorso dal Passiv Haus Institute del Dr. Wolfgang Feist (www.passiv.de); per essere definito tale un edificio doveva consumare non più dell’energia equivalente di 1,5 litri di gasolio per metro quadro per il solo riscaldamento. Con gli anni, tale definizione è stata ampliata, comprendendo requisiti anche relativi al comfort estivo ed al consumo di energia primaria complessiva per il funzionamento dell’edificio, elettrodomestici e illuminazione inclusi : ancora oggi, dopo quasi 20 anni, nessun altro protocollo di certificazione nazionale, considera tali aspetti.

Il passiv Haus Istitute accredita, per ciascuno degli stati europei, un ente certificatore con il compito di verificare tali requisiti e di rilasciare la certificazione CASA PASSIVA; per l’Italia tale ente è il Technisches Bauphisk Zentrum.

La metodologia di certificazione è molto rigorosa e prevede controlli sia in fase di progettazione attraverso specifici software di calcolo, che in fase di costruzione: requisito fondamentale è la verifica dell’ermeticità dell’involucro; soltanto se tutte le verifiche hanno esito positivo, al termine viene rilasciato un certificato scritto ed una targhetta da applicare sull’edificio.

Ad oggi gli edifici costruiti in Europa secondo tale protocollo sono migliaia ed ogni anno aumentano considerevolmente, comprendendo anche edifici ad uso uffici ed edifici pubblici come scuole, ospedali.

La scientificità e l’oggettività dei risultati della certificazione CASA PASSIVA è universalmente riconosciuta, al punto tale che tale metodologia di verifica è stata presa come modello da quasi tutti gli altri enti certificatori.

Ogni anno, il primo sabato di Novembre, è la giornata europea Case Passive, in cui i proprietari di edifici passivi permettono la visita della loro abitazione: un’occasione per tutti per capire fino in fondo dall’esperienza di chi già abita ed utilizza edifici passivi e di come tale scelta ha, positivamente, influenzato la qualità della loro vita.

In sintesi, un edificio certificato come Casa Passiva è sinonimo di altissimo comfort, di bassi costi di gestione e di una qualità costruttiva generale elevatissima.
Tutti gli edifici certificati sono inseriti in un database europeo consultabile al sito www.passivhausprojekte.de/projekte.php (il sito è in fase di completamento e a breve sarà aggiornato)
Michele De Beni
TBZ”

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Casa Passiva a San Mauro Pascoli

casa passiva alberto berardiQuesto blog nasce con la voglia di condividere l’esperienza costruttiva della mia nuova casa passiva (passiv haus in tedesco).

Io e mia moglie abbiamo incominciato dal 2006 a lavorare per questo progetto passivo, per noi nuovo di cui conoscevamo solo il nome e il concetto, andando a visitare diversi fabbricati già realizzati, alcuni grazie agli enertour, visitando alcune fiere e facendo e rifacendo progetti del fabbricato per ottenere il risultato desiderato.

I requisiti essenziali che doveva avere la nuova dimora erano per noi chiari: luminosa, sana, giusti spazi, di facile manutenzione e che avesse un costo gestionale bassissimo se non nullo. Il tutto ovviamente in proporzione alle nostre possibilità economiche!

Inizialmente pensavamo che la nostra soluzione fosse una casa in legno, poi per tanti motivi che magari descriverò in un altro articolo, siamo passati col trattare l’acquisto di una casa in laterizio certificata passiva realizzata da un’azienda dell’altitalia per poi arrivare all’esperienza di costruircela utilizzando imprese e fornitori locali.
Ricordo ancora il giorno in cui all’ennesimo appuntamento con l’impresa esperta in costruzioni di case passive dell’altitalia rimasi molto deluso dal capitolato elettrico che mi era stato compreso nell’esoso preventivo e sulla strada del ritorno in macchina con mio fratello Marco e architetto del progetto abbiamo incominciato a pensare a come mai noi vista l’esperienza nel settore non potessimo costruircela con imprese locali.

E’ nata cosi la ricerca, lo studio più approfondito fino a trovare la giusta consulenza che ci permetterà di certificare la casa come passiva.

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