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Ci vediamo a Rovigo il 4 novembre 2011


Il 4 e 5 novembre si svolgerà il 5° convegno delle case passive a Rovigo.
Durante il convegno oltre a parlare di argomenti tecnici, nuove soluzioni costruttive e tecnologie, verranno presentate alcune realizzazioni che nel complesso si sono distinte. Esattamente il 4 novembre nel pomeriggo verrà presentata casa mia e avrò il pacere e l’onore di condividere coi partecipanti quella che è stata la mia esperienza.
Perciò non mancate, venite numerosi!

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riscaldamento raffrescamento – ultima parte

“Per quanto riguarda la centrale termica di Casa Berardi la scelta del tipo di generatore è stata fatta considerando tutta una serie di fattori al contorno tra i quali il principale obbiettivo della committenza di avere una casa autosufficiente dal punti di vista energetico. Aver progettato un involucro Passivo significa, aver minimizzato al massimo i consumi per riscaldamento ed indirettamente i consumi di raffrescamento (attenzione agli ombreggiamenti estivi dei vetri!!!), ma non significa minimizzare i consumi di acqua calda che dipende dal tenore di vita del committente (doccia o vasca o idromassaggio o wellness), dal numero di persone che abita la casa e dalla possibilità di sfruttare le fonti rinnovabili come il solare termico. E facile quindi intuire che per ottenere l’autosufficienza energetica occorre progettare anche in una casa passiva un impianto che sfrutti il fatto di aver ottimizzato i consumi energetici e quindi avere le potenze specifiche basse (il più possibile), ma che al tempo stesso utilizzi in modo intelligente le fonti rinnovabili disponibili sul sito. Un progettista non sensibile all’ottimizzazione del sistema proporrebbe semplicemente un grande impianto di Pompa di Calore abbinato ad un grande impianto Fotovoltaico. Tale scelta facile da progettare costa però molto al committente che vede il costo di realizzazione dell’impianto praticamente identico al caso di una casa normale non passiva.
Tale approccio facile per un impiantista che pensa nessuno si è mai lamentato della sovradimensionamento degli impianti che al più si fermano se gli ambienti sono soddisfatti.
Purtroppo sovradimensionare gli impianti per una casa passiva oltre che deleterio per il portafoglio del committente va anche a discapito dei rendimenti medi stagionali dello stesso. La cosa è semplice da spiegare con un esempio motoristico se mettete un motore sovradimensionato su una Panda otterrete comunque consumi più elevati rispetto alla soluzione equilibrata che vi permette una guida agevole ma al tempo stesso parca nei consumi.
Nel caso di Casa Berardi quindi si è tenuto conto dei vari carichi termici: riscaldamento, raffrescamento, e produzione Acqua calda sanitaria (ACS). Si sono mitigati i valori di punta utilizzando volani termici per ACS da 700 litri, e un volano termico sul riscaldamento di 200 litri.
Si è applicato un solare termico coprendo oltre il 70 % di produzione ACS del fabbisogno odierno, pensando che questo possa solo aumentare (i figli crescono ed aumentano i consumi).
Poi si è optano per un sistema di produzione del calore e produzione del freddo mediante una Pompa di calore acqua-acqua a sonda geotermica. La scelta è andata verso un impianto con potenza pari a 8 kW (Temperatura ingresso sonde 0°C, Temperatura mandata impianti 35°C) con funzione “active cooling” estivo mediante inversione di ciclo idrica (con un set di scambiatori esterni si inverte il ciclo). La pompa di calore ha comunque a bordo una resistenza elettrica di soccorso di 3 kW in caso di emergenza (problemi sul compressore o sul lato sonde). Ovviamente a copertura del consumo elettrico rimanente è stato installato un impianto Fotovoltaico che oltre a coprire il consumo per riscaldamento raffrescamento ed integrazione alla produzione di ACS, produce energia elettrica per gli altri usi: elettrodomestici ed illuminazione.
In questo modo possiamo affermare di aver realizzato una casa che produce più di quanto consuma come richiesto dall’ultima direttiva Comunitaria che prevede tale obbligo sulle nuove costruzioni a partire dal 2020.
Gionata Sancisi”

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riscaldamento – raffrescamento – parte 2°

Segue articolo precedente:

“Come promesso eccomi qua a spiegare più in dettaglio le scelte impiantistiche adottate per Casa Berardi. Partiamo dalle richieste del committente: ottenere il massimo confort interno sia in estate che in inverno sfruttando tutte le potenzialità del solo impianto di VMC. Alberto, affermava durante le prime riunioni, “che gli sarebbe piaciuto realizzare un impianto di VMC che possa essere dimensionato per garantire il ricambio d’aria ed il giusto apporto di calore sia d’estate che d’inverno”. Purtroppo tale obiettivo, tipico di chi vuole fare una casa passiva, crea non pochi problemi al progettista impiantistico in quanto ottenere dal medesimo impianto caldo, freddo ed il giusto ricambio d’aria, è una sfida impegnativa. Tenete conto che le case passive sono nate e sviluppate in Germania dove la stagione estiva non raggiunge, se non per brevi periodi, il caldo e l’umidità raggiunti dal nostro clima. Per comprendere l’arditezza dell’obbiettivo da ottenere basta fare una semplice considerazione, d’estate su un metro quadro di finestra, possono piovere fino a 1000 Watt di potenza termica di caldo. Se pensate che un impianto di VMC per l’intera abitazione è in grado di dare al massimo circa 3500 W di raffrescamento, capite bene che per riuscire con la sola VMC a raffrescare d’estate occorre prevedere sistemi efficaci di ombreggiatura. Prima di progettare un impianto di VMC che sia il solo impianto di raffrescamento occorre progettare adeguati sistemi di ombreggiatura passiva esterni. Se non sono presenti tali sistemi sicuramente non raggiungerete un livello ottimale di confort estivo!! Per entrare nel dettaglio della progettazione dell’impianto occorre impostare il livello di ricambio ora di progetto, di solito non conviene superare il valore di un ricambio ora. Tale valore di un ricambio ora permette un moto interno dell’aria con velocità al limite del confort. Il passo successivo è quello di determinare le portate di ricambio massime per ogni vano/ambiente. Ottenuti questi valori di progetto si vanno a posizionare un numero di bocchette tali ad ottenere tale ricambio. Attenzione a posizionare le bocchette di estrazione nei bagni, in cucina, ecc e le bocchette di immissione nelle stanze da letto ed in salotto. Per ottimizzare questa fase di solito eseguo dei disegni nei quali indico il flusso d’aria collegando la bocchetta di immissione con quella di estrazione più vicina. Con questo metodo comprendo il percorso dei flussi di aria e gli eventuali attraversamenti delle porte, dove occorrerà prevedere una bocchetta di attraversamento o prevedere la fessura sotto porta vedi disegno. La prossima volta parleremo della Centrale Termica e dei sistemi di autoproduzione energetica.
Gionata Sancisi”

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Fitodepurazione

Per il trattamento delle acque reflue dalla casa ho scelto di realizzare l’impianto di fitodepurazione. Questa scelta è stata dettata dalla mia convinzione di ritenerla la migliore soluzione per trattare le acque in maniera ecologica, rilasciando acque filtrate, trattate e ripulite in maniera naturale.
Praticamente le acque nere della casa vengono convogliate in una vasca di accumolo Imhoff, dalla quale attraverso una pompa di sollevamento viene regolata la portata di questi liquami alla vasca di fitodepurazione.
Il bacino di fitodepurazione è stato realizzato seguendo le specifiche tecniche date dall’ARPA e si compone in un grande vasca di cls, con fondo avente un profondita interna di cm 100. Detto bacino è stato riempito per i primi 25 cmon ghiaione (40-70mm), successivamente con un altro strato di 25 cm di ghiaino (10-20mm). Durante questa fase abbiamo fatto attenzione a posare sul fondo del bacino, al di sotto del ghiaione un tubo forato drenante in “lana di cocco”, per distribuisce il liquame uniformemente, e le due fessure al livello del tessuto non tessuto che regolano ingresso ed entrata dei liquidi. Al di sopra degli strati di ghiaia è stato steso uno strato di tessuto non tessuto successivamente ricoperto, per uno spessore di 50 cm, di terreno vegetale miscelato in parti uguali con torba. Per finire sono stati piantati erbusti, selezionati per reagire con gli inquinanti affinchè questi ultimi siano rimossi mediante complessi processi biologici e chimico-fisici, utilizzando quei microorganismi che trovano qui un ambiente favorevole per operare. Le piante costituiscono l’elemento attivo nel sistema di fitodepurazione, in quanto hanno un’elevata capacità di assorbire ed utilizzare alcuni elementi chimici, impedendo loro di arrivare ai corpi idrici superficiali.
Per la realizzazione e fornitura della parte attiva (verde) mi sono rivolto a Roberto Rossi, da anni specializzato nel verde.

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Le vernici e i colori

Un altro passaggio importante, verso la completa riuscita del progetto, é stata la scelta della tipologia di vernice da utilizzare e la scelta delle tonalità.
Avendo realizzato un intonaco a calce naturale abbiamo ricercato una pittura, che oltre a soddisfare il nostro gusto estetico, avesse qualità salutari e qualitative adeguate.
Le pitture comunemente utilizzate sono poco salutari sia per i muri, in quanto non permettono la traspirazione, sia per le persone che vivono gli ambienti.
Tra le varie offerte trovate in commercio abbiamo scelto le pitture della ditta Keim: in particolare il Biosil per i colori chiari e l’Optil per i colori scuri.
Per quanto la scelta delle tonalità, abbiamo iniziato un attento studio sui colori ed i loro usi in relazione agli ambienti della casa, per far si che ogni vano avesse la giusta colorazione in rapporto all’uso.
Mentre io mi sono dedicato maggiormente alla struttura e alla tecnologia della casa, mia moglie Anna si è dedicata alle scelte estetiche e di rifinitura.
Il fabbricato esternamente è molto moderno, il bianco predomina anche se abbiamo voluto spezzare la monocromia utilizzando una tinta“tortora”, sul retro della casa ed all’interno del loggiato della camera padronale ed un tocco di rosso su di una parte sporgente al piano terra accanto all’ingresso.
All’interno abbiamo invece voluto dare accoglienza e calore scegliendo un colore base, che accompagna ogni vano, a metà strada tra il bianco ed il panna abbinato a tinte differenti a seconda delle stanze.

Ho trovato molto utili, le indicazioni suggerite nel libro “Il Colore in Casa” da Paola Santagostino

Il Colore in Casa

e dopo la lettura mi sono sentita di adattarle all’ambiente e ai suoi abitanti. Ho provato in ogni luogo a sentire e percepire la sensazione che quella stanza doveva trasmettere, es. calore, accoglienza, relax, concentrazione, ecc..
Sono partita dalla cucina che è il regno di ogni donna, noi l’abbiamo voluta in legno rovere color miele, abbiamo usato quindi i toni del giallo e del verde perché in cromoterapia e medicina cinese questi colori aiutano la digestione, in più abbiamo voluto un ambiente grande in modo da fare cene con gli amici, o far fare i compiti ai bambini, o per rilassarsi con un tè, quindi l’atmosfera doveva essere calda, accogliente e rilassante; il legno, il colore giallo e verde della carta da parati e il giallo ocra chiaro delle altre pareti mi sembrava un buon abbinamento.
Successivamente ho scelto il rivestimento dei bagni.
Il bagno al piano terra è un bagno di rappresentanza, è un bagno che si usa “velocemente” per gli ospiti per lavarsi le mani.., quindi è il più eccentrico: rosso e oro, il rosso si può usare solo in zone di passaggio perché è un colore che può dar fastidio (ci sono esperimenti dove è stato dimostrato che a una persona all’interno di un ambiente completamente rosso su tutti i lati, pavimento e soffitto compresi, dopo 15 minuti ha sensazioni di nausea e vomito).
Anche il corridoio è rosso aranciato che armonizza e lega il giallo della cucina con la carta da parati della sala che è un effetto trama con lilla prevalente e mattone .
Per salire al piano superiore c’è una carta da parati arabesca con sfumature del colore del corridoio.
Al piano superiore ho voluto creare tre ambienti differenti a seconda di chi li viveva: bimbi, ospiti e padronale.
L’ambiente ospiti: camera e bagno ha delle tinte calde, la parete del letto è cioccolato e le altre 3 vaniglia; il bagno vaniglia e arancione. Ho scelto questi colori perché l’ospite sta da noi qualche giorno al massimo una settimana, quindi la sua camera doveva avere i colori della terra, della sabbia, come una tana dove potersi rifugiare e del cioccolato… l’alimento che per eccellenza accende i sensi, arancio e ambra i colori del tramonto che scaldano l’anima.
L’Ambiente dei bimbi ha la parete del letto un blu cobalto o aviazione è un colore serio, va bene per tutte le età e rilassa prima di dormire, a fianco nella parete della scrivania c’è il giallo che si dice sviluppi la memoria e l’intelligenza. Il bagno bianco, arancio e verde allegro e senza tempo.
La camera padronale ha la parete della testata lilla le altre verdi chiare, il bagno le mattonelle melanzana e bianco inglese e una parete del bagno e una della cabina armadio sono viola vinaccia.
Quest’ultimo ambiante, il mio e di mio marito, è l’unico che ho creato d’istinto, perché il viola è uno dei miei colori preferiti, l’unico impegno è stato a non creare una cosa estremamente femminile, ma adatta ad entrambi.
È stato molto divertente giocare con i colori e quando sono stata in difficoltà ho avuto chi mi ha aiutato. Grazie.
Anna”

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Blower Door Test

Un esame importante è quello del primo Blower Door Test.
In questa fase si verifica la qualità dell’involucro alla tenuta all’aria. Generalmente viene fatto quando il fabbricato è stato chiuso completamente, con infissi e portoncino, ma prima di tutte le rifiniture finali. A questo punto infatti è ancora possibile intervenire, nel caso il test riveli punti critici, senza creare danno al fabbricato finito.
Una volta terminati i lavori, e a casa abitata, si eseguirà un secondo test necessario per riverificare definitivamente i parametri e per l’ottenimento della certificazione secondo i parametri delle Passiv haus.
Ho deciso di raccontarvi di questa esperienza attraverso un semplice filmato realizzato durante il test.

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Portoncino d’ingresso passivo


Da circa una settimana la casa è chiusa a tutti gli effetti.
Il portoncino d’ingresso è stato acquistato e installato dalla ditta Bacher.
I produttori di portoni d’ingresso certificati per case passive sono molto pochi e come potete immaginare piuttosto cari. I contatti che ho avuto sono stati, oltre che con tutte le altre aziende di cui ho già accennato nell’articolo degli infissi, con Rubner porte e con la Bacher.
La scelta è ricaduta su quest’ultima per il rapporto prezzo-qualità da me riscontrato.
Sinceramente questo è stato l’unico acquisto fatto senza vedere il prodotto finito, in quanto si tratta di una azienda che non è ramificata e strutturata come le altre, e così tramite le referenze datemi e dalle varie soluzioni propostemi via mail ho scelto una foto di mio gradimento.
Devo dire che, ora che il portoncino è stato montato, sono soddisfatto della scelta estetica, anche se l’unica nota negativa, il portone ha una finitura esterna di colore giallo, colore non richiesto da me!
Quando telefonicamente ho dato le colorazioni avevo chiesto per l’esterno un legno chiaro e per l’interno un color bianco venato. La Bacher a fronte di questo loro errore mi ha detto che riuscirà a rimediare la tinta come richiesto, vedremo!

05.12.2010
La Bacher si è adoperata per rimediare alla tinta della colorazione in maniera molto seria e professionale. E’ un piacere avere a che fare con fornitori di questo genere.

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Sonde geotermiche

Tra le varie possibilità di impianti per l’apporto energetico abbiamo optato per la soluzione geotermica.
Questa soluzione è molto in linea con la filosofia del fabbricato e, fatta eccezione del costo iniziale, non presenta consumi particolari o emissioni.
Questo tipo di impianto non necessita di alcuna combustione di prodotti petroliferi, pertanto elimina l’emissioni di CO2 e di gas ad effetto serra nell’atmosfera.
Il sistema funziona attraverso dei fori/pozzi nel terreno nei quali vengono inseriti tubi a circuito chiuso. L’acqua immessa nel tubo risale ad una temperatura di circa 14 gradi e attraverso uno scambiatore viene trasferita all’impianto della casa; nel nostro caso specifico, in ogni pozzo sono stati inseriti quattro tubi (2 di mandata e 2 di ritorno), per ottenere una resa maggiore e ogni pozzo è profondo 100 mt..
L’impianto geotermico ha una resa maggiore se è presente nel sottosuolo una falda d’acqua e ,fortunatamente, a circa 70/75 mt. abbiamo trovato in entrambi i pozzi la presenza di ghiaia, elemento caratterizzante delle falde acquifere.
Per quanto riguarda le perforazioni, devo essere fatte ad una distanza minima di 7 mt. tra loro, ma, avendo a disposizione molto terreno, abbiamo posizionato i fori ad una distanza maggiore, all’incirca di 10 mt.. Abbiamo fatto ciò anche perchè per la localizzazione in superficie non ci sono punti migliori rispetto ad altri, tant’è vero che le abbiamo eseguite nel viale carraio che collega la casa alla strada.
Devo dire che nel giro di pochi giorni i ragazzi di Tecnosonda Romagna, azienda locale ma operante su tutto il territorio nazionale, hanno eseguito i lavori senza problemi lasciando il sito pulito e in ordine.

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Intonaco a base calce

Con grande maestria sono stati realizzati gli intonaci a calce dalla Sammaurese Stucchi.
La scelta della rifinitura dell’intonaco nel mio caso non ha suscitato nessun dubbio, la strada che mi ero prefissato era quello di avere un intonaco traspirante, il più ecologico possibile e che avesse anche una sua capacità di salubrità.
Come già accennato in alcuni articoli precedenti la mia scelta è ricaduta su un intonaco a base calce.
Sul mercato si trovano diverse aziende che fornisco intonaci a base calce e fortunatamente, a pochi km dalla casa, c’è una piccola fornace che produce e lavora la calce in maniera tradizionale senza addittivi o aggrappanti.
Anche per questo tipo di materiale è stata un’esperienza per noi nuova.
Dopo aver steso e lasciato riposare un primo strato di intonaco grezzo è stata fatta una seconda applicazione di finitura lavorata e con molta attenzione e pazienza.
Gli intonacatori non hanno avuto problemi a far risultare a lavoro finito una bella superficie così come avevo richiesto.

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Cappotto esterno

I lavori procedono e nell’ultima settimana gli imbianchini della Project Decor hanno incominciato la posa del cappotto esterno al fabbricato.
Il materiale scelto è stato il Multipor della ditta Ytong, praticamente un un pannello termoisolante di natura minerale, monolitico a base di idrati di silicato di calcio.
La classificazione di “prodotto ecocompatibile” costituisce inoltre un importante valore aggiunto, perfettamente in linea con le tendenze attuali verso un’edilizia ecosostenibile e di questa casa.
Non nascondo il fatto che per tutti noi era la prima volta che utilizzavamo questo materiale, ma nel giro di poco si è presa confidenza.
Su suggerimento dei rivenditori della Color Decor il primo strato di cappotto a terra è stato fatto con un pannello classico ad alta densità per evitare la risalita di umidita futura, anche se il Multipor non dovrebbe creare questa problematica.
Sopra questo primo strato è stato posato il cappotto, estremamente fragile e delicato, che è stato tagliato o rifinito con attrezzi del mestiere attorno ai telai delle aperture e negl’angoli.
Mentre internamente è stata posata una retina per evitare il setolarsi dell’intonaco sull’esterno è stata posata una mano di colla aggiutiva nella fessura tutt’attorno al telaio degli infissi dopo di che il Multipor è stato ritagliato e lavorato per andare a copriere il telaio anche in facciata.
Detta lavorazione è stata fatta per evitare che l’eventuale differenza di materiale possa in futuro creare delle marcature estetiche.
Come al solito più avanti vi darò ulteriori dettagli.

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