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Casa Famiglia Passiva

Durante il convegno sulle case passive tenutosi a Rovigo il 4 e 5 novembre 2011 ho appreso con molta gioia che è stata da poco innaugurata una nuova Casa Famiglia passiva costruita in legno. Fabio Fabbro responsabile della fondazione onlus Santa Lucia, ha creduto e voluto questo progetto per poter aiutare i bambini dandogli, oltre al sostegno necessario, un educazione civica/ambientale nel rispetto dell’ambiente e del prossimo.
All’innaugurazione hanno suonato i Rio famoso complesso musicale dove suona Marco Ligabue.
vedi video innaugurazione

Oltre a questa bella sorpresa, tante sono stati gli interventi di esperti che hanno arricchito i partecipanti con esperienze, successi ed errori incontrati nelle strutture realizzate.

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vivere l’esterno di una casa passiva

Ormai terminata la casa è ora di pensare all’organizzazione dell’esterno.
Abbiamo già posizionato alcuni ulivi in alcune posizioni che ritenevamo giuste ma fin da subito ci siamo resi conto che la loro collocazione era sbagliata e potevo essere messi in un’altra posizione più idonea.
Così, vista l’ampia l’area da gestire, abbiamo convenuto di doverci affidare a chi secondo noi avesse la competenza giusta per progettare quello che vogliamo sia in un futuro l’esterno della ns casa.
Le idee per noi sono chiare ma non avendo competenza e conoscenza di piante e gestione degli spazi esterni abbiamo trasferito gli imput allo studio PAMPA il quale ha messo su carta i ns desideri organizzandoli in maniera armoniosa, funzionale e di affinità vegetativa.
La proprietà si trova in campagna e il ns desiderio è quello di mantenere la ruralità degli spazi esterni, poche piante ornamentali attorno a casa, nei giusti spazi per creare ombra in estate e colore nelle altre stagioni. Creare spazi a frutteti con differenti varietà per soddisfare le esigenze famigliari e non solo, apprezzando varietà di frutti dimenticati e comunque scegliendo varietà più idonea ad una cultura naturale o biologica. Un ampio spazio per l’orto, e la creazione di uno strato boschivo a schermatura lungo la strada, per creare privacy ma soprattutto per schermare l’inquinamento della strada. Lasciare libera la visuale a sud con vista San Marino, Carpegna e prime colline. Altri requisiti essenziali sono che in ogni stagione ci sia qualcosa di fiorito e qualcosa che produca frutti. Ovviamente il tutto organizzato in maniera tale che si crei armonia tra le essenze e varietà di piante e il tutto facilmente gestibile e di minor costo futuro. Anche se oggi non siamo in grado di completare gli spazi esterni, il progetto ci serve per poter ogni qualvolta siamo in grado di piantare qualcosa di metterlo già in un posto giusto, in maniera che quando il tutto sarà finito avrà un senso.
Ma per meglio mostrarvi il progetto ho chiesto ai progettisti una piccola presentazione:

“L’idea progettuale della sistemazione paesaggistica sviluppata dai progettisti Filippo Piva, Natascia Tassinari e Ivano Zecchini dello studio PAMPA Progetto Ambiente Paesaggio nasce dalla necessità di una rilettura del contesto agricolo, della valorizzazione delle visuali panoramiche, della mitigazione degli impatti, del miglioramento microclimatico e dell’incremento della biodiversità.
L’ortogonalità delle trame agricole guida il progetto nel delimitare lo spazio in stanze, siepi di melograno ne diventano le cornici e filari di gelsi ne determinano il ritmo. Vengono così a caratterizzarsi diversi spazi dedicati al giardino utile dove troviamo i frutteti di pomi, drupe e cachi, i piccoli frutti dimenticati e l’orto domestico con un’area destinata al compostaggio.
La stagionalità viene sottolineata dalla scelta di piante anche spoglianti le cui variazioni cromatiche creano episodi inaspettati, il giardino muta e si trasforma continuamente durante l’anno.
La geometria delle aree a frutteto si interrompe ai margini del giardino, lasciando spazio a radure e aree boscate, instaurando un nuovo dialogo con il paesaggio.
Lungo la viabilità principale una siepe pluristratificata sempreverde provvede a mitigare l’inquinamento atmosferico ed acustico nei confronti delle automobili e costituisce un filtro visivo verso le residenze vicine.
La vicinanza di un corso d’acqua alla proprietà ha portato alla scelta di piante igrofile per quell’area andando a costituire un bosco umido di pioppi, salici, ontani e aceri.
Le diverse aree boschive sviluppano dei tematismi, tra questi il bosco delle querce, delle bacche, delle fioriture; la scelta di vegetazione autoctona come pure la presenza di un biolago a depurazione naturale incrementa la biodiversità nel giardino: gli arbusti e le loro bacche forniscono rifugio e alimento alla fauna locale, le fioriture nutrono gli insetti, in particolare attirano farfalle e api, indicatori di un ambiente sano e ricco di vita.
In sinergia con il sistema della casa passiva, nel lato rivolto a sud, la piantagione di latifoglie spoglianti a rapida crescita si pone come obiettivo il miglioramento del microclima dell’abitazione e degli spazi di vita all’aperto, favorendo durante l’estate il raffrescamento e la produzione di ossigeno mentre in inverno, una volta perse le foglie, permettendo l’irraggiamento solare.
Per ridurre il consumo idrico e gli oneri di manutenzione di un giardino di notevole estensione si è preferito negli spazi aperti l’utilizzo di prati naturalistici anche per la loro rusticità e ricchezza in specie vegetali diverse.”

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compostaggio

Da diversi anni differenziamo la raccolta della plastica, della carta e del vetro, che poi riponiamo nei vari contenitori vicini alla casa in cui abitiamo. Negli ultimi tempi abbiamo aggiunto anche i rifiuti organici, che portiamo sempre nell’apposito bidone predisposto da hera.
Nella casa nuova abbiamo scelto di utilizzare i rifiuti organi per creare del terriccio per le nostre piante e orto.
Il meccanismo è estremamente semplice, tutti i rifiuti organici (verdure, sfalci, bucce, frutta…..) vengoni riposti in un contenitore e per un azione batterica il tutto si trasforma in humus.
Ho trovato su internet diversi consigli sul come procedere, ho trovato una rete italiana di compostatori domestici e una guida dettaglia di come autocostruirselo, così alla fine mi sono messo al lavoro.
L’investimento economico è veramente bassissimo, ho reperito un bidone di plastica, del tessuto utilizzato per il vento, delle fascette e un trapano.
come prima cosa col trapano ho bucherellato tutto il bidone lateralmente e sotto. Sempre con trapano ho creato una porta frontale in basso dalla quale togliere il compost maturo. Successivamente ho fissato all’interno il telo antivento con delle semplici fascette. Sempre con quest’ultime ho fissato bene la parte che ho staccato da utilizzare come porta e alla fine il lavoro è fatto.
Una volta completo il lavoro, ho scoperto che Hera fornisce gratuitamente le compostiere (almeno vale per chi abita a San Mauro Pascoli). Per poter avere gratuitamente tale compostiera è sufficiente inviare una richiesta scritta a “Gruppo Hera, via Spinelli, 60 – 47521 Cesena (FC) oppure inviando un fax al numero 0547 388200. Nella richiesta ovviamente bisogna indicare i dati dell’intestatario del servizio di igiene ambientale, il codice cliente, il numero delle persone che abitano nell’immobile e anche le dimensioni del giardino.
Mi fà piacere che il comune di San Mauro Pascoli abbia siglato questo accordo con Hera.
Peccato che questa cosa mi risulta poco pubblicizzata e sopratutto il bidone viene fornito solo se si è almeno in tre nel nucleo famigliare! sarebbe bello sapere con che logica i miei genitori, o un altro nucleo di una o due persone, non possano richiedere il contenitore e poter differenziare l’organico.
Chiamando il numero verde di Hera 800.999.500 puoi verificare se anche nel tuo comune è disponibile questo servizio.

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Aspirazione centralizzata

Tra le varie possibilità di accessori che una casa può avere abbiamo scelto di installare un impianto di aspirazione centralizza.
E’ ormai una tipologia d’impianto diffusissima e tanti nostri amici lo utilizzano regolarmente nelle loro abitazioni.
Nel nostro caso è stato anche abbastanza facile scegliere la marca e il modello in quanto una delle aziende leader del mercato è nata ed opera proprio a San Mauro Pascoli.
Si tratta della General D’aspirazione che da diversi anni lavora per ottimizzare questo tipo di concetto e prodotto.
L’impianto d’aspirazione centralizzata va a sostituire il classico aspirapolvere, con la differenza che la macchina aspiratrice viene collocata in un vano tecnico dal quale attraverso una tubazione sotto traccia raggiunge ogni stanza del fabbricato. Attraverso alle bocchette si innesta il tubo di raccolta. Tra i tanti vantaggi questo tipo di impianto scarica direttamente all’esterno l’aria/polvere in movimento durante l’aspirazione, a differenza di un normale aspirapolve che solleva l’aria nell’ambiente in cui lo si utilizza.

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recupero acque piovane

Come potete evincere dai post durante la costruzione di una nuova casa sono tantissime le decisioni che bisogna prendere e tantissime sono le soluzioni di realizzo per ogni passo.
Si parla molto della possibilità del recupero dell’acqua piovana ed il suo riutilizzo nei servizi sanitari e per l’irrigazione.
Premetto che, questo è un argomento che non conosco bene e pertanto ciò che vi dirò andrà maggiormente messo in discussione, e vi invito, se troverete o avete informazioni più attendibile a commentare per dare a tutti la possibilità di avere maggiori punti di vista e magari qualche chiarimento da esperti.
Il riutilizzo delle acque piovane consiste nel convogliare le acque che scendono sul tetto e che finiscono nelle grondaie in apposite cisterne, da queste l’acqua viene ripescata al bisogno e utilizzata per lo scarico dei bagni o per innaffiare i fiori o l’orto.
Questa soluzione è stata da me valutata e trovata di grande bellezza, ma alla fine non realizzata per una serie di motivi che condivido.
Innanzi tutto per raccogliere le acque avrei dovuto creare delle vasche di raccolta con un aumento dei costi. Avrebbe inciso sul budget anche il creare una linea specifica per portare l’acqua ai wc e il relativo trattamento per evitare che creasse cattivi odori.
È vero di soldi ne sono stati spesi, e forse il maggior costo per questa realizzazione si sarebbe potuto poi ripagare in termini di sostenibilità ed ecologia, ma infine quello che mi ha fatto desistere è stata una riflessione che tra i vari confronti è nata.
Il clima in cui si trova la casa ha una discontinuità nelle precipitazioni meteerologiche, pertanto si verifica che nel periodo invernale ci siano molte e frequenti piogge mentre nel periodo estivo ci siano lunghi periodi di caldo con pochissime precipitazioni; da ciò si deduce che quando in inverno le cisterne sono piene d’acqua, questa è di poco utilizzo, poichè oltre all’uso per i servizi igienici è inutile per innaffiare, mentre in estate quando serve una quantità maggiore di acqua tutti i giorni, la riserva per quanto capiente, quanto durerebbe? Così ho pensato che il maggior costo di realizzo in realtà non avrebbe portato benefici.
A modo mio ho affrontato e trovato una soluzione a questo problema installando dei sanitari che consumano solo 4,5 lt d’acqua ad ogni risciacquo, riducendo ad un terzo i consumi per tale impiego. Questi sanitari non sono speciali ma semplicemente realizzati da un’azienda che vende anche in America e Australia dove vige una legge sul risparmio idrico. A breve anche in Europa verrà percepita e sarà obbligatorio per i produttori di sanitari produrre WC che scaricano a 4,5lt max, così come fu in passato, quando dai 12lt si passò ai 9lt ed ora ai 6lt. Infatti oggi, la maggior parte dei sanitari può scaricare a soli 6lt massimo. Calcolate che le classiche cassette di risciacquo ad incasso col doppio pulsante per lo scarico erogano circa 9 lt. a pieno carico mentre 4,5 lt. a carico dimezzato. I miei sanitari VitrA, omologati per lo scarico a massimo 4,5lt., installati su cassette di risciacquo ad incasso della Valsir che utilizzano una batteria di scarico a 4,5 lt a pieno carico e 3 lt per il mezzo carico.
Nella pratica vi posso garantire che i sanitari funzionano bene e l’acqua che scende è sufficiente per pulire il wc ogni volta che necessita.”

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Case & Stili maggio 2011

Ho appreso da amici che sul numero di maggio di Case & Stili si parla di geotermia e nello specifico è stato fatto un articlo sull’impianto di casa mia. Presumo che la Wiesmann abbia fornito il materiale che Le avevo presentato per partecipare al concorso “Progettare Sostenibile 2010”.
(pag. 236)

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sfiati dei bagni

Una casa passiva si differenzia da una casa classica non tanto per lo spessore dell’isolamento perimetrale o dei vetri (anche se importanti) ma specialmente per tanti piccoli dettagli e accorgimenti che si devono avere in tutte le fasi costruttive.
Gli sfiati dei bagni, ad esempio, nel mio caso per mantenere l’ermeticità all’aria del fabbricato ho dovuto installare un’apposita torretta con valvola di areazione.
Anche in questo caso non si tratta di una rivoluzione nel metodo costruttivo ma semplicemente di accorgimenti o dettagli che in un involucro particolarmente isolato rendono al minimo le dispersioni.
Sostanzialmente ogni volta che si schiaccia lo sciaquone si crea una depressione che fa aprire in maniera naturale la valvola, per poi richiudersi, sempre in maniera automatica e naturale, a fine ciclo di scarico. Posizionandola sul tetto ho dovuto ricoprirla, creando un camino dal lattonire, per evitare che il sole diretto possa alterarne il funzionamento e la durata.
In una casa passiva che ho visitato in Val Venosta, avevano posizionato questa valvola addirittura all’interno del fabbricato, così facendo non si aveva un cantotto con l’estreno salvaguardando al massimo l’ermeticità, ed essendo sempre chiusa, se non per qualche frazione di tempo in cui si apriva per ovvi motivi, non creava cattivo odore all’interno del vano in cui era stata posizionata.

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Addolcitore d’acqua

A monte di tutti gli impianti idrici e quindi all’arrivo dell’acquedotto dentro l’abitazione, ho scelto di installare un addolcitore d’acqua. Per un migliore funzionamento di tutti gli apparati idrici dai semplici miscelatori, alla lavatrice, alla lavastoviglie, ai bollitori…… l’utilizzo di un acqua addolcita, i cui gradi sono compresi tra 0 – 15°F, rende migliore il funzionamento e la durata degli stessi.
Prima di acquistare questo apparecchio ho ovviamente misurato di gradi francesi (°F) dell’acqua che ha rilevato una durezza attorno ai 35°F. L’acqua è definita dura quando la concentrazione di calcio e magnesio o altri minerali è superiore alla media. La durezza dell’acqua perciò è data dalla concentrazione di questi elementi. In generale sono considerate acque dolci quelle la cui durezza varia dai 0 – 15 °F media fra i 15 – 25 °F dura oltre 25°F.
Sostanzialmente l’acqua corrente viene fatta passare all’interno di una resina (nella fotografia di colore blu) carica di sodio che per una reazione chimica trattiene il calcio compreso nell’acqua e rilascia sodio. Il calcio non è solubile pertanto una volta depositato sulle pareti della resina una volta alla settimana o in base all’utilizzo anche più frequentemente avviene un lavaggio all’interno delle pareti e il calcare residuo viene scaricato all’esterno; attraverso una salamoia ricca di sale (contenitore bianco della foto) vengono rigenerate le pareti della resina.
L’esempio più semplice per comprendere tutto ciò è quello di una pentola d’acqua che bolle, se nell’acqua è presente il calcio, non essendo solubile, con l’inalzamento della temperatura si depositerà sulle pareti della pentola. Tengo a precisare che nell’acqua non viene eliminato totalmente il calcio ma solamente lititata la quantità, pertanto l’acqua risulta essere ancora di buona qualità alimentare.
Come per tante altre forniture mi sono appoggiato una azienda locale, la Thomas, che produce direttamente l’addolcitore e che offre un’ottima consulenza e assistenza sia in zona ma anche a livello nazionale.

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riscaldamento raffrescamento – ultima parte

“Per quanto riguarda la centrale termica di Casa Berardi la scelta del tipo di generatore è stata fatta considerando tutta una serie di fattori al contorno tra i quali il principale obbiettivo della committenza di avere una casa autosufficiente dal punti di vista energetico. Aver progettato un involucro Passivo significa, aver minimizzato al massimo i consumi per riscaldamento ed indirettamente i consumi di raffrescamento (attenzione agli ombreggiamenti estivi dei vetri!!!), ma non significa minimizzare i consumi di acqua calda che dipende dal tenore di vita del committente (doccia o vasca o idromassaggio o wellness), dal numero di persone che abita la casa e dalla possibilità di sfruttare le fonti rinnovabili come il solare termico. E facile quindi intuire che per ottenere l’autosufficienza energetica occorre progettare anche in una casa passiva un impianto che sfrutti il fatto di aver ottimizzato i consumi energetici e quindi avere le potenze specifiche basse (il più possibile), ma che al tempo stesso utilizzi in modo intelligente le fonti rinnovabili disponibili sul sito. Un progettista non sensibile all’ottimizzazione del sistema proporrebbe semplicemente un grande impianto di Pompa di Calore abbinato ad un grande impianto Fotovoltaico. Tale scelta facile da progettare costa però molto al committente che vede il costo di realizzazione dell’impianto praticamente identico al caso di una casa normale non passiva.
Tale approccio facile per un impiantista che pensa nessuno si è mai lamentato della sovradimensionamento degli impianti che al più si fermano se gli ambienti sono soddisfatti.
Purtroppo sovradimensionare gli impianti per una casa passiva oltre che deleterio per il portafoglio del committente va anche a discapito dei rendimenti medi stagionali dello stesso. La cosa è semplice da spiegare con un esempio motoristico se mettete un motore sovradimensionato su una Panda otterrete comunque consumi più elevati rispetto alla soluzione equilibrata che vi permette una guida agevole ma al tempo stesso parca nei consumi.
Nel caso di Casa Berardi quindi si è tenuto conto dei vari carichi termici: riscaldamento, raffrescamento, e produzione Acqua calda sanitaria (ACS). Si sono mitigati i valori di punta utilizzando volani termici per ACS da 700 litri, e un volano termico sul riscaldamento di 200 litri.
Si è applicato un solare termico coprendo oltre il 70 % di produzione ACS del fabbisogno odierno, pensando che questo possa solo aumentare (i figli crescono ed aumentano i consumi).
Poi si è optano per un sistema di produzione del calore e produzione del freddo mediante una Pompa di calore acqua-acqua a sonda geotermica. La scelta è andata verso un impianto con potenza pari a 8 kW (Temperatura ingresso sonde 0°C, Temperatura mandata impianti 35°C) con funzione “active cooling” estivo mediante inversione di ciclo idrica (con un set di scambiatori esterni si inverte il ciclo). La pompa di calore ha comunque a bordo una resistenza elettrica di soccorso di 3 kW in caso di emergenza (problemi sul compressore o sul lato sonde). Ovviamente a copertura del consumo elettrico rimanente è stato installato un impianto Fotovoltaico che oltre a coprire il consumo per riscaldamento raffrescamento ed integrazione alla produzione di ACS, produce energia elettrica per gli altri usi: elettrodomestici ed illuminazione.
In questo modo possiamo affermare di aver realizzato una casa che produce più di quanto consuma come richiesto dall’ultima direttiva Comunitaria che prevede tale obbligo sulle nuove costruzioni a partire dal 2020.
Gionata Sancisi”

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riscaldamento – raffrescamento – parte 2°

Segue articolo precedente:

“Come promesso eccomi qua a spiegare più in dettaglio le scelte impiantistiche adottate per Casa Berardi. Partiamo dalle richieste del committente: ottenere il massimo confort interno sia in estate che in inverno sfruttando tutte le potenzialità del solo impianto di VMC. Alberto, affermava durante le prime riunioni, “che gli sarebbe piaciuto realizzare un impianto di VMC che possa essere dimensionato per garantire il ricambio d’aria ed il giusto apporto di calore sia d’estate che d’inverno”. Purtroppo tale obiettivo, tipico di chi vuole fare una casa passiva, crea non pochi problemi al progettista impiantistico in quanto ottenere dal medesimo impianto caldo, freddo ed il giusto ricambio d’aria, è una sfida impegnativa. Tenete conto che le case passive sono nate e sviluppate in Germania dove la stagione estiva non raggiunge, se non per brevi periodi, il caldo e l’umidità raggiunti dal nostro clima. Per comprendere l’arditezza dell’obbiettivo da ottenere basta fare una semplice considerazione, d’estate su un metro quadro di finestra, possono piovere fino a 1000 Watt di potenza termica di caldo. Se pensate che un impianto di VMC per l’intera abitazione è in grado di dare al massimo circa 3500 W di raffrescamento, capite bene che per riuscire con la sola VMC a raffrescare d’estate occorre prevedere sistemi efficaci di ombreggiatura. Prima di progettare un impianto di VMC che sia il solo impianto di raffrescamento occorre progettare adeguati sistemi di ombreggiatura passiva esterni. Se non sono presenti tali sistemi sicuramente non raggiungerete un livello ottimale di confort estivo!! Per entrare nel dettaglio della progettazione dell’impianto occorre impostare il livello di ricambio ora di progetto, di solito non conviene superare il valore di un ricambio ora. Tale valore di un ricambio ora permette un moto interno dell’aria con velocità al limite del confort. Il passo successivo è quello di determinare le portate di ricambio massime per ogni vano/ambiente. Ottenuti questi valori di progetto si vanno a posizionare un numero di bocchette tali ad ottenere tale ricambio. Attenzione a posizionare le bocchette di estrazione nei bagni, in cucina, ecc e le bocchette di immissione nelle stanze da letto ed in salotto. Per ottimizzare questa fase di solito eseguo dei disegni nei quali indico il flusso d’aria collegando la bocchetta di immissione con quella di estrazione più vicina. Con questo metodo comprendo il percorso dei flussi di aria e gli eventuali attraversamenti delle porte, dove occorrerà prevedere una bocchetta di attraversamento o prevedere la fessura sotto porta vedi disegno. La prossima volta parleremo della Centrale Termica e dei sistemi di autoproduzione energetica.
Gionata Sancisi”

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